Gestire l’ansia da performance

Il training mentale per musicisti di Mupsiche

Suonate con tutta la vostra anima e non come un uccello ben addestrato.”

-Johann Sebastian Bach-

 

 

Immagina di essere dietro le quinte, i tuoi colleghi nervosi, un indaffarato andare e venire di persone. Il teatro è gremito di persone e visi indistinti, distratti, da cui emerge un rassicurante brusio.

Poi ad un tratto le luci si abbassano e il brusio si spegne- sapevamo che quel momento sarebbe arrivato. Sotto la morsa dell’ansia facciamo esattamente il contrario di quello che il nostro istinto ci suggerisce, e coraggiosi (o pazzi incoscienti) andiamo ad abbracciare l’incertezza e a tuffarci nella performance. 

 

Se stai leggendo questo articolo, ti sarà probabilmente capitato di trovarti in una situazione simile e sai che quel momento in cui ci tuffiamo nella performance può trasformarsi in qualcosa di magico e strepitoso, o in un incubo orrendo che lascia una ferita sanguinante dentro di noi. È impossibile sentirsi sereni e rilassati in quel momento, eppure l’ansia che ci accompagna non ci piace, è sgradevole e a volte ci spaventa, minaccia la fiducia in noi stessi, vorremmo sbarazzarcene, ci raccontiamo che se tutto andrà storto, sarà stata colpa sua. Tuttavia, l’ansia non è il problema: come dimostrato in vari studi sulla performane, esiste un livello ottimale d’ansia che rende la performance migliore, aumentando i livelli attentivi e riducendo il senso di stanchezza. L’ansia, quando siamo sul palco, è nostra amica. Ma quando è troppo intensa, l’ansia compromette la nostra attenzione, rendendoci annebbiati, o troppo tesi per riuscire a suonare come vorremmo, e questo innesca una reazione a catena di frustrazione, paura, autocritica che inizia a farci dubitare di noi stessi e delle nostre capacità. La performance non è più un eccitante momento in cui connettersi, giocare col pubblico, immergersi nella musica, ma diventa un momento di terrore.

Cosa rende l’ansia “troppo intensa”? Quando smette di essere nostra amica e diventa una gabbia che ci impedisce di vivere la musica? A queste domande hanno cercato di rispondere vari ricercatori che si sono occupati di ansia da performance e la panoramica che ne è uscita da 40 anni di letteratura sull’argomento è davvero ampia e complessa. Studiando libri e articoli scientifici e un po’ di anni di esperienza ci siamo fatti una nostra idea sul tema “ansia da performance”, funzionale ad aiutare i nostri musicisti a ritrovare il bello del suonare in pubblico. Questo ci ha permesso di affinare un nostro modo di affrontare il problema, un approccio pratico, esperienziale unito alla conoscenza teorica di come funziona la nostra mente.

Il nostro approccio

Il nostro approccio si scosta un po’ da quelli più “venduti” perché:

  • È poco focalizzato sull’ansia: abbiamo detto che l’ansia è nostra amica e ci deve essere, quindi insegnare tecniche di rilassamento certamente aiuta, ma nella nostra esperienza aiuta quando siamo a casa per diventare più consapevoli e prenderci cura di noi stessi, meno quando mettiamo piede sul palco.
  • Non siamo coach: insegnare una serie di tecniche per ottimizzare la performance non è il nostro scopo. Neanche della performance, tutto sommato, ci interessa granché. Il nostro desiderio è che i musicisti ritrovino il senso di quello che fanno, la bellezza della musica, potendola rivivere fin dentro le ossa. La musica è un’arte “nobile”, spirituale, non la si può afferrare con la razionalità e una manciata di tecniche. Perché sia musica, ci dev’essere il cuore, o l’anima, o le emozioni… o chiamatele come volete, ma se siete musicisti, di sicuro avete capito di cosa stiamo parlando.
  • Siamo psicologi, abbiamo studiato i disturbi mentali, le emozioni, il cervello. Questo ci dà un livello di analisi molto più approfondito e complesso dei problemi e, come accennato prima, siamo scesi dal piedistallo e abbiamo imparato la grande lezione che la verità assoluta non esiste. La psicologia non è una religione, è un invito a essere curiosi e a volerci più bene. Nel nostro training per l’ansia da prestazione vi daremo delle linee guida e vi insegneremo come funziona (male!) la nostra mente. Siate curiosi di scoprire cosa vi piace, cosa non vi piace, cosa non capite e cosa proprio non vi appartiene. Alcune pratiche che vi suggeriremo di provare vi illumineranno, riguardo ad altre dubiterete seriamente di noi e le troverete terrificanti. Deve essere così, questo sarà il segnale che state facendo un grande lavoro su voi stessi e che state trovando la vostra strada.

Le nostre tecniche per gestire l’ansia da performance

Ci avvaliamo di tecniche e strumenti evidence based, tratti e adattati dall’Acceptance and Commitment Therapy, dalla Meditazione e dalla Compassion Focused Therapy. Le tecniche sono esperienziali, prevedono quindi un coinvolgimento attivo del musicisti. In particolare proponiamo:

  • tecniche di rilassamento e consapevolezza emotiva
  • tecniche immaginative
  • tecniche carta – matita
  • tecniche in cui si chiede al musicista di suonare o improvvisare

Il nostro percorso dura dai 10 ai 20 incontri, in base alla tipologia di problema.

Laura Casetta

Psicologa psicoterapeuta, tra i suoi ambiti di maggior interesse da sempre ci sono la psicologia delle emozioni e della musica. Ha approfondito la mindfulness e la compassione come modalità per sviluppare la creatività e la consapevolezza.

Michele Bargigia

Pianista, compositore e psicologo. Michele studia la musica nei suoi legami tra armonia e psicologia, e soprattutto, attraverso la composizione estemporanea, dà vita a emozioni, ricordi, momenti.

Info e Costi sul training per gestire l’ansia da prestazione musicale

Per info non esitare a contattarci, il primo incontro è gratuito e senza impegno. Il training può svolgersi in presenza o online. Il training in presenza è fatto a Padova, per chi è scomodo lo proponiamo anche online, su piattaforma zoom.

I costi sono di 60 euro all’ora.